
La Svizzera ha deciso di terminare il proprio programma di aiuto d'emergenza in Libano, avviato un anno fa dopo lo scoppio del conflitto tra Hezbollah e Israele. Con i 20 milioni di franchi stanziati dal Consiglio federale per le vittime della guerra la Confederazione non figurava tra i donatori principali, ma i soldi sono stati utilizzati bene e dove era necessario, ha dichiarato all'ATS Friederich Steinemann, responsabile di progetto della Direzione dello sviluppo e della cooperazione. La DSC ora rimane nel paese dei cedri per la fase della ricostruzione.
Gli aiuti elvetici hanno sostenuto da una parte le attività multilaterali delle Nazioni Unite e del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr); dall'altra progetti bilaterali gestiti dalla DSC in collaborazione con organizzazioni locali. Il contributo elvetico è stato sottoposto al controllo di due organi indipendenti, tra cui la PriceWaterhouseCoopers.
L'aiuto d'emergenza è stato destinato in particolare a sette villaggi andati distrutti nel sud del Paese, ai numerosi rifugiati palestinesi presenti in Libano e a oltre 60 scuole. Si stima che oltre 12 000 persone abbiano beneficiato direttamente dei progetti.
Tuttavia la situazione non si è affatto normalizzata. Per questo motivo diversi partner hanno chiesto alla DSC di restare sul posto, ha spiegato Steinemann, aggiungendo che prima o poi l'aiuto d'emergenza deve essere sostituito dalla ricostruzione a livello economico e politico. Secondo François Barras, ambasciatore svizzero in Libano, vi è in vista un progetto per promuovere una buona amministrazione governativa nel sud del Paese; in ogni caso la DSC rimarrà presente sul territorio con due collaboratori locali.
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