mercoledì, 18 luglio 2007

DSC termina aiuto d'emergenza ma rimane per ricostruzione


La Svizzera ha deciso di terminare il proprio programma di aiuto d'emergenza in Libano, avviato un anno fa dopo lo scoppio del conflitto tra Hezbollah e Israele. Con i 20 milioni di franchi stanziati dal Consiglio federale per le vittime della guerra la Confederazione non figurava tra i donatori principali, ma i soldi sono stati utilizzati bene e dove era necessario, ha dichiarato all'ATS Friederich Steinemann, responsabile di progetto della Direzione dello sviluppo e della cooperazione. La DSC ora rimane nel paese dei cedri per la fase della ricostruzione.

Gli aiuti elvetici hanno sostenuto da una parte le attività multilaterali delle Nazioni Unite e del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr); dall'altra progetti bilaterali gestiti dalla DSC in collaborazione con organizzazioni locali. Il contributo elvetico è stato sottoposto al controllo di due organi indipendenti, tra cui la PriceWaterhouseCoopers.

L'aiuto d'emergenza è stato destinato in particolare a sette villaggi andati distrutti nel sud del Paese, ai numerosi rifugiati palestinesi presenti in Libano e a oltre 60 scuole. Si stima che oltre 12 000 persone abbiano beneficiato direttamente dei progetti.

Tuttavia la situazione non si è affatto normalizzata. Per questo motivo diversi partner hanno chiesto alla DSC di restare sul posto, ha spiegato Steinemann, aggiungendo che prima o poi l'aiuto d'emergenza deve essere sostituito dalla ricostruzione a livello economico e politico. Secondo François Barras, ambasciatore svizzero in Libano, vi è in vista un progetto per promuovere una buona amministrazione governativa nel sud del Paese; in ogni caso la DSC rimarrà presente sul territorio con due collaboratori locali.

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giovedì, 12 luglio 2007

Il Patto mondiale nel mirino delle ONG


Alla vigilia del vertice sul Patto mondiale che si terrà a Ginevra, numerose organizzazioni non governative (ONG) hanno duramente criticato l'iniziativa dell'ONU. La consigliera federale Calmy-Rey ritiene tuttavia che l'iniziativa, lanciata nel 1999 dall'ex segretario dell'ONU Annan per promuovere i diritti umani nell'economia, sia una buona idea.

Olivier Classen ha ricordato che dalla nascita del Patto mondiale nel 1999 a Davos, la sua organizzazione lo ha sempre qualificato come "una tigre di carta pesta, più simile alla classica foglia di fico, che ad un impegno serio." "Le idee sdoganate dal Patto mondiale – ha aggiunto il rappresentante della DB - nuocciono all'immagine delle Nazioni Unite, come pure allo sviluppo di forme efficaci nel campo della responsabilità sociale delle imprese".

La presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey, che mercoledì sera ha inaugurato il vertice del "Global Compact" alla presenza del segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, ha dunque sottolineato i pregi di questa alleanza. "L'idea è che le imprese hanno un ruolo insostituibile nella realizzazione dei grandi obiettivi dell'ONU. Da un lato il Global Compact – ha sottolineato Calmy-Rey - ha aiutato il mondo degli affari ad assumere la propria cittadinanza d'impresa, dall'altro l'ONU e i suoi membri si sono ispirati dalle pratiche affinate dal settore privato".

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